lunedì 7 luglio 2008

PRESENTAZIONE di Emilia Longheu

Chi conosce l’emozione di viaggiare nel tempo della propria biografia sfogliando un album di vecchie fotografie, la ritroverà leggendo questo romanzo della memoria dal tono lirico e intimista.
L’autore è un artigiano che usa il filo dei ricordi per rilegarne le pagine, per tessere storie di mondi invisibili, fiabe e antiche leggende; che ogni tanto si fa cantastorie per intonare canzoni e nenie popolari o per raccontare di quando l’Amore arrivò sulla Terra, portato dalle stelle e dal vento; che ci regala la vita intima di sé bambino alla scoperta della propria interiorità, che s’imbatte negli interrogativi della coscienza nascente, a conferma che, come scrisse Novalis, "la sede dell’anima è là dove il mondo esterno e quello interno si incontrano."
Sta al lettore voltare le pagine dell’album, una alla volta, lentamente, tuffarsi negli anni Settanta, che appaiono ormai un’epoca remota, travolta dalla corsa frenetica e inarrestabile del mondo contemporaneo che consuma tutto velocemente e non ha più memoria: il tic-tac della sveglia sul comodino, i gesti e l’attesa del fare il pane in casa, la preghiera serale, le fiabe della nonna raccontate a memoria, sembrano preistoria.
Eppure ne sentiamo l’intensità e la poesia perché ci riportano a un tempo perduto che ci appartiene, perché ci parlano di un tempo passato che tende al ricordo dell’origine divina del genere umano, perché richiamano il "tempo che torna", quello che portiamo nel cuore, nel silenzio di tutto ciò che si è amato.
E come il presente ineffabile, pagina bianca da scrivere ogni giorno, diventa preghiera, così il racconto, fin dentro la sua struttura, procede al ritmo della recita del rosario; ogni capitolo-immagine si collega al successivo come i grani di una corona, piccolo oggetto che, scivolando tra le dita, evoca un mondo di antica devozione.
Uno per volta si susseguono i ricordi di un’adolescenza straordinaria, vissuta in un clima di profonda e semplice religiosità: quella pagana dei culti e delle storie italiche, quella cattolica tradizionale della nonna, rappresentante dell’ultima generazione che ha vissuto la guerra, quella più personale, curiosa e incantata del bambino che s’affaccia alla vita e muove i primi passi sulla via della conoscenza attraverso l’osservazione e l’ascolto di una Natura potente che ammalia e stupisce.
Il vento, le nuvole, le gocce di pioggia sono compagni di giochi, i labirinti per le formiche costruiti con le scatole di cartone diventano metafora della condizione dell’uomo e del suo cammino sulla Terra.
I monti verdi, le stagioni, i temporali, il buio, gli antichi attrezzi del laboratorio del nonno, tutto è vita, ogni cosa è animata, ogni oggetto serba una propria memoria, ogni atto quotidiano è pervaso d’amore, vissuto con un senso di profonda sacralità.
Infine il lago, prosciugato dall’uomo 150 anni fa, sfondo di tutte le vicende, è presenza costante e invisibile: il suo spirito aleggia e vive nel cuore di chi sa "vedere". E il firmamento, che un tempo si specchiava duplicandosi nelle sue acque, si riflette oggi nell’anima di Paolo Ferro, ritratto dell’Uomo, quintessenza sulla Terra del cielo stellato.

Emilia Longheu

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