sabato 5 settembre 2009

RECENSIONE di Sonia Bucciarelli

“Sta nella natura stessa del viaggiare il fermarsi” e ha proprio le sfumature di un viaggio il percorso segnato dai ricordi raccontati dall’autore.
La memoria è come un grande libro che conserviamo dentro di noi, che alimentiamo e scriviamo ogni giorno e riscopriamo nei momenti più intimi.
Quello di Paolo Ferro è un libro a immagini colorate, come gli aquiloni protagonisti di uno dei momenti-racconto del romanzo.
Momenti-racconto perché sono come brevi pagine di diario, alla luce degli anni trascorsi, una sorta di autobiografia per libere associazioni, che si prendono il tempo breve della storia presente.
“Io mi ricordo” è un tessere emozioni, sensazioni, domande e dubbi. Un proporsi di risposte che affiorano solo ora in età adulta alle curiosità del bambino.
Nell’infanzia la ricerca è essenziale, la scoperta di ogni piccola entità del mondo dà senso alle giornate. Quel senso che purtroppo, forse poi si perde.
Attraverso i ricordi della terra, del lago sempre sullo sfondo, della forza degli elementi naturali come il vento, la pioggia e della magia di entità eterne come le stelle, arriva fino a noi l’insegnamento più puro.
E’ quello che filtra attraverso la figura della nonna, colei che come tutti gli anziani custodisce e custodirà sempre un segreto.
L’insegnamento è volto a spingerci a non perdere la curiosità di bambini, a cogliere dall’ambiente e dalle sue creature, dalle persone che incontriamo quanto più ci è possibile.
Tutto questo costituirà il nostro segreto, per una naturale magia lo trasmetteremo a chi verrà.
Sonia Bucciarelli